Proletari-e di tutti i Paesi, unitevi!
Il progresso industriale che segue la marcia dell’accumulazione, non soltanto riduce sempre più il numero degli operai necessari per mettere in moto una massa crescente di mezzi di produzione, aumenta nello stesso tempo la quantità di lavoro che l’operaio individuale deve fornire. Nella misura in cui esso sviluppa le potenzialità produttive del lavoro e fa dunque ottenere più prodotti da meno lavoro, il sistema capitalista sviluppa anche i mezzi per ottenere più lavoro dal salariato, sia prolungando la giornata lavorativa, sia aumentando l’intensità del suo lavoro, o ancora aumentando in apparenza il numero dei lavoratori impiegati rimpiazzando una forza superiore e più cara con più forze inferiori e meno care, l’uomo con la donna, l’adulto con l’adolescente e il bambino, uno yankee con tre cinesi. Ecco diversi metodi per diminuire la domanda di lavoro e rendere l’offerta sovrabbondante, in una parola per fabbricare una sovrappopolazione.
Marx, Il Capitale, Libro, I, 7,25
Quello che succede alle donne migranti è noto. Dal momento che decidono di lasciare il loro paese d’origine, le attende un’odissea fatta di marce estenuanti sotto il sole, violenze fisiche e sessuali da parte della polizia di ogni Stato che attraversano, lunghe peregrinazioni su imbarcazioni sovraffollate. Il 2016 è stato l’anno in cui si è registrato il numero più alto di morti nel Mediterraneo secondo l’UNHCR. Ma il dato più inquietante è l’aumento della mortalità: nel 2015 il tasso di mortalità per chi viaggiava nel Mediterraneo era di uno su 269, ora è di 1 su 88. Se si prende in considerazione la tratta Libia-Italia, la nostra ipotetica donna migrante, dopo aver scampato la morte nel deserto e sopportato lo stupro in Libia, ha una possibilità su 47 di morire.
Ma chi arriva, le 46 “fortunate” (e fortunati), ha davanti a sè la detenzione nei CIE, l’infinita burocrazia italiana, le domande di asilo respinte e molto probabilmente un lavoro sfruttato e la “clandestinità”.
Che lavori finiscono a fare queste donne? Badanti, prostitute, braccianti agricole, operaie industriali. Ma nel magico mondo capitalista nulla succede per sbaglio: i flussi migratori verso i paesi “ricchi”, alimentati da secoli di colonialismo prima, imperialismo poi, hanno fornito ai capitalisti l’eccezionale beneficio di disporre di manodopera disperata e a basso costo, da mettere in competizione con quella “locale” e abbassare i salari. Vantaggio numero 1.
I migranti rappresentano poi una comoda “emergenza”, per cui lo stato e gli enti sovranazionali sono disposti a sborsare centinaia di milioni di euro, che però non finiscono nelle tasche dei disperati che approdano in Occidente, ma nelle tasche fonde delle cooperative (spesso di matrice religiosa) che li ospitano. Vantaggio numero due.